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Lo Sperone - Ottobre 2018


OTTOBRE, TEMPO DI CASTAGNE

Il primo di ottobre è arrivato l’autunno, quello meteorologico! Come ben sappiamo, quello astronomico è iniziato il 23 di settembre alle 03:54(equinozio d’autunno), di fatto il giorno pian piano sta diventando sempre più corto rispetto alla notte e l’aria sta divenendo sempre più fresca. Sicuramente abbiamo incominciato a tirar fuori dagli armadi gli indumenti più pesanti, abbiamo fatto la scorta di legna (o di pellet) per scaldarci nel periodo invernale, insomma le belle e calde giornate estive oramai sono soltanto un ricordo. Però ottobre è ancora un mese nel quale ci si può permettere la gitarella “fori porta” perché, normalmente, ci regala ancora tempo gradevole, i boschi si vestono di colori bellissimi e ci donano frutti e prodotti tipici del periodo come i funghi porcini e sopratutto le castagne.

A proposito di castagne e visto che siamo proprio nel periodo della raccolta, vorrei fare il punto sulla situazione castanicola sia in campo nazionale che nel nostro territorio. E’ bene rammentare che in Italia i castagneti da frutto rivestono storicamente una considerevole importanza, il nostro Paese  ha da sempre avuto un ruolo leader nel mercato internazionale della castagna e dei prodotti derivati, con le numerose varietà DOP e IGP presenti nelle diverse regioni e i nostri castagneti rivestono anche un importante ruolo per la tutela della biodiversità.  I boschi di castagno in Italia rappresentano circa il 7,5% del totale della superficie forestale nazionale (che copre ormai, con circa 11 milioni di ettari, un terzo del territorio nazionale).

I castagneti sono un importante patrimonio forestale, in gran parte impiantato dall’uomo, la cui presenza si ritrova soprattutto in Piemonte, Toscana, Liguria (che insieme rappresentano il 50% del patrimonio nazionale dei castagneti), oltre che in Lombardia, Calabria, Campania, Emilia Romagna e Lazio. Essi si concentrano soprattutto in aree di alta-collina e media montagna, in una fascia altitudinale compresa tra i 500-1000 m s.l.m., quindi, sta di fatto che, anche a Rocca Massima negli ultimi 30-40 anni si è iniziato ad impiantare ed innestare il castagno selvatico con il “marrone signino dop”, prodotto eccellente proveniente dal confinante Comune di Segni(RM). Da questo “trapianto” è gemmato il “marrone di Rocca Massima” che, a detta degli esperti, risulta essere  molto più dolce e prelibato di quello originale; questa diversità è dovuta probabilmente al nostro terreno più soffice e soprattutto più soleggiato.

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